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Le origini esoteriche del traffico a Palermo


Qualche tempo fa sul mio blog ho pubblicato un post sul traffico ed in particolare su una teoria che riporto di seguito.

Traffico a Palermo. Nulla di nuovo sotto il cielo. Eppure il traffico a Palermo, come le onde a mare, sono una realtà che riesce sempre ad affascinare. Soprattutto per la sua genesi. Origini che possiamo definire anche esoteriche. Sì, perché il traffico generalmente si può formare per un incidente, per dei lavori in corso, per una manifestazione. Eventi che in qualche modo scagionano il povero automobilista dalla responsabilità di averlo generato.

A Palermo invece la vittima è anche carnefice. E si confonde abilmente nella massa. Ogni ingorgo ha in sè qualcosa di artistico e surreale. Il palermitano generico medio affossando il suo corpo nel sedile (raramente vedrete qualcuno seduto in “pizzo”) si fà tutt’uno con la sua auto. Auto che diviene estensione del proprio corpo. I fari sono gli occhi (gli abbaglianti le occhiate), i clacson la voce. Ogni vettura diviene così un'entità dotata di propria personalità.

Ma come si genera il traffico a Palermo? Al di là degli eventi esterni sopra citati, ci sono diverse cause che elenco di seguito:
  1. Doppia fila. La pratica di questa usanza non richiede particolari abilità se non quella di valutare in pochi secondi che lo spazio libero lasciato sulla carreggiata consenta il passaggio di una vettura per volta. Niente di più. Raramente un’auto in doppia fila ha al suo interno passeggeri. Qualora queste fossero presenti sono educate a tenere lo sguardo basso e assorbire gli insulti.
  2. Percorrenza in contromano. Un'abitudine soprattutto femminile, almeno a Palermo. A dirlo non sono le statistiche ma la mia esperienza da automobilista. Otto casi su dieci vedono una donna al volante in queste strabilianti manovre. Anche in questo caso chi viene aggredito verbalmente e strombazzando con il clacson non reagisce quasi mai. Riconosce in cuor suo l’errore ma visto che è un’abitudine adotta un principio di clemenza che le impone di non tornare indietro ma perseverare.
  3. Invasione di carreggiata per il sorpasso. Questa manovra è per lo più affidata agli uomini che avendo istinti repressi e insoddisfazioni nel campo lavorativo, per ritrovare la stima perduta corrono il rischio di un tragico impatto. Questo consente una percorrenza più veloce del tratto stradale ma finisce sempre con il ritorcersi contro. L’uomo rimane, nella stragrande maggioranza dei casi, bloccato bloccando tutto attorno. E qui nuove umiliazioni che si aggiungono alla frustrazione professionale. Il massimo della mortificazione lo si raggiunge quando accanto il conducente ha la propria moglie e davanti l’auto del proprio datore di lavoro.
  4. I saluti stradali. Una pratica dal sapore tipicamente siculo. Ci si può fermare anche al centro della carreggiata per diversi minuti ma si sa che, soprattutto a Palermo, il saluto è sacro. Lo scambio di convenevoli è spesso accompagnato con dei cenni di scusa fatti con la mano da parte sia dell’automobilista che del pedone. Quasi come un gesto sacro bloccano il sorgere di clacsonate violente e fanno interrogare, a chi si trova in coda, sull’opportunità di nuove amicizie.
  5. Ingorghi fantasma. Quest’ultimo aspetto non ha spiegazione alcuna. Dopo diversi minuti di percorrenza a passo d’uomo ti accorgi di arrivare al punto X senza trovare però motivo alcuno di rallentamento. All’improvviso si spalanca ai tuoi occhi la vista di una strada libera. Hai la possibilità di schiacciare l’acceleratore, ma non lo fai. Se tutti hanno rallentato un motivo deve esserci. ”Megghiu diri chi sacciu, chi diri chi sapia”.

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