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Santa Rosalia e “l’acchianata Montepellegrino”


Arianna, non è che ti va un po’ di aranciata Montepellegrino?”, mia madre mi urla dalla cucina mentre ho le cuffie dell’ ipod incastonate nel cranio.
Cosa? L’acchianata a Montepellegrino?
Naturalmente si riferiva all’aranciata San Pellegrino…
Santa CristinaSanta Ninfa, Sant’Agata e Sant’Oliva le quattro sante vergini (che detto di Sant’Oliva fa ridere: “Sant’Oliva extra-vergine”), le colleghe di Santa Rosalia, non furono brave come quest’ultima a debellare nel lontano 1624 una devastante epidemia di peste, giunta con corriere espresso da un vascello proveniente da Tunisi, che sconvolse la città di Palermo. Le sue reliquie portate in processione furono la panacea all’appestamento.
Da quell’anno o giù di lì, ogni 4 settembre i palermitani devoti e grati alla Santuzza per non essere finiti sul carro dei monatti, si preparano per la consueta acchianata al monte. Coloro che decidono di procedere a piedi si incontrano alle falde del promontorio ad un orario comodo (per i vampiri), in prossimità dell’alba, per arrivare (si spera vivi e senza allucinazioni) in tempo per l’inizio della prima messa. Dopo i muluni e i babbaluci del 15 luglio, data in cui si festeggia il ritrovamento delle reliquie di Rosalia la santa, i fedelissimi si armano di ceri, ex voto, calli ai piedi e speranze per intrapendere la scalata del Golgota.
C’è chi si reca per chiedere una grazia, chi per donare un ex voto per grazia ricevuta oppure chi vuole smaltire la cena del festino.
La gente si organizza in gruppi e avanza pia verso il santuario discutendo di tutto fuorché di fede. Tra un Rosario e un Padre Nostro da un gruppo all’altro si può sentire:
-“Ma tu nella pasta col forno ce lo metti l’uovo?
-“No, mi viene troppo pesante preferisco metterci le melezzane fritte che tanto sono verdura”.
Oppure inizia a squillare qualche cellulare dalla suoneria improbabile e si sente una madre che rimprovera il figlio:
-“Chevin la vuoi togliere questa suoneria e ci metti il vibratore?
O ancora riferendosi alla ripidezza del terreno:
-“Tanì a scinniri tutti santi aiutano un ti scantari” (trad. Gaetano non preoccuparti che quando si effettua un percorso in discesa tutti i santi aiutano; per intendere che in discesa la stanchezza si sente meno).
-“Rosalì , u sacciu, è a’ acchianari ca si nni futtinu” (trad. Rosalia, lo so, è a salire che se ne fregano).
Due ore di camminata a piedi con pendenza variabile fino all’80%, due ore di conversazioni del tipo suddetto con relative fermate per riposare e sfamare i figlioletti in età di sviluppo (orizzontale oserei dire) con pane e cotoletta e cocacola. Sì, alle 7 del mattino. Provare per credere.
Ironia a parte, la scalata del monte è una tradizione molto sentita dai cittadini palermitani. Dovrebbe però essere, non so… più pubblicizzata forse. Ho già in mente la frase dello spot da mandare su mediashopping:
Prova anche tu per una settimana l’acchianata Monte Pellegrino, chiedi anche tu una grazia, una vincita, una benedizione. Offerta valida dal 4 settembre. Soddisfatti o rinnegati“.
Per reclami chiamare il Padreterno, vi risponderà appena possibile… forse.

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